nedeľa 9. januára 2011

ROMA: La pioggia, un buco, i preti sconosciuti e il bar svelato.

“E Lei dove abita?”. Dopo primi giorni a Roma ho già imparato l’indirizzo della nostra casa: “Via delle Fornaci, vicino San Pietro”, rispondo alla domanda del professore con un sorriso timido. “Ooooh, lei è fortunato; abita davvero vicino!”, esclama professore. “Sì”, confermo con calma, “all’Università vado sempre a piedi.”

Sempre a piedi, sempre la stessa strada: Via delle Fornaci fino a Piazza del S. Uffizio, Via Paolo VI, Borgo Santo Spirito, Ponte Vittorio Emanuele II, Lungotevere degli Altoviti, Piazza Coronari, Via dei Coronari fino alla fine. Ogni giorno, almeno due volte. Con il sole, con il vento oppure con la pioggia debole. Solo quando piove a dirotto, vado con l'autobus. Un pomeriggio ho deciso di provare ad andare con la pioggia. In verità, quando sono uscito da casa non pioveva. Però, dopo un quarto d’ora… le strade mi hanno aiutato scoprire quel buco nella suola della mia scarpa sinistra!

Mentre i giorni passavano, ho cominciato a guardare anche su, ad osservare quei piani delle case, a cui non si guarda mai passando in fretta. Spiando le finestre aperte, soprattutto la mattina presto, posso vedere e conoscere la vita quotidiana della gente “normale”. Ho scoperto che i fiori sono ben curati. Osservandoli entra sempre nella mia mente qualche nota d'allegria. E poi, guardare ai tetti di Roma mi fa sempre ridere. Ci sono tante antenne, ma davvero tantissime. Ecco, un po’ della vita vista dalle strade guardando all'in su.

A proposito “guardare su”. Pochi metri dalla nostra casa c’è un incrocio e c’è anche un semaforo. Una sera tornando dalla città con la macchina fotografica mi sono fermato proprio lì. Semaforo, e in fondo la cupola di San Pietro. Ma che bello! Immaginatevi. Sul semaforo il colore verde, e dietro quella cupola; oppure il colore rosso, e la stessa cupola. Sembra voler dire: “Dai, vieni!” e nell’altro caso: “Fermati, per un po’”.

Probabilmente non vedete l’ora di leggere il perché di “preti sconosciuti”, menzionati nel titolo. Eh, devo affermare che non solo i preti. Dunque: camminando sulle stesse strade incontro non solo la città materiale, ma anche quella “in persona”. Di fatto, incontro alcune persone davvero interessanti. Interessanti da un certo punto di vista: noi ci incontriamo quasi regolarmente, più o meno nelle stesse strade. Solo in direzioni opposte. Un prete, abbastanza alto, sempre con la vista molto diretta, quasi severa, il cappello nero, occhiali semplici, cammina in modo leggero. La prima volta ci siamo incontrati al Ponte Vittorio Emanuele II. Dopo qualche tempo, una mattina d’autunno, sono uscito un po’ in ritardo rispetto all’abitudine. Non ci siamo incontrati. Invece l’ho visto, da una distanza non grande, entrare nella porta di Sant’Uffizio. “Ecco, lavora lì.” Nel frattempo abbiamo cominciato a salutarci con lo sguardo.

Roma, le strade, i sacerdoti. Anch’io lo sono. “Buon giorno, padre. Scusi, avrebbe qualche minuto per me?” A questo giovane uomo sembrava di parlare con un prete sconosciuto. “Ma io La conosco,” rispondo. Mi guarda con non poca sorpresa. “Lei è dal Centro San Lorenzo!”, indico il posto dove l’ho conosciuto. Quello si è rallegrato. Davvero, in quella semplice chiesa per i giovani, nel Centro San Lorenzo vicino San Pietro e voluto dal venerabile papa Giovanni Paolo II, mi sono fermato parecchie volte per l'adorazione eucaristica. Adesso lui, coordinatore responsabile, mi chiede di andare a compiere un servizio sacerdotale. Lo incontro per strada. “Sì, vengo volentieri, fra pochi minuti.” Stavo entrando in Chiesa Santo Spirito in Sassia, per rimanere un paio di minuti davanti al quadro del Gesù Misericordioso. Va bene,lascio che l’incontro della strada mi conduca ad un altro “incontro”.

C’è anche un altro prete. Lui è più basso di me, ed evidentemente asiatico. Cammina sempre molto veloce, nel suo mantello nero e con la borsa per i documenti sotto il braccio. M’immagino la sua mente piena dei pensieri sul lavoro che lo aspetta. Ecco i preti sconosciuti.

Sì che le mattine hanno sfumature di velocità, degli occhi poco svegli; ma anche dei bambini vivaci. Questi sono molti, e questo mi affascina, con le loro mamme o nonni. E mentre le prime salutano le amiche prendendo caffè e cornetto nel bar vicino (di un bar ancora parleremo), i piccoli salutano altri piccoli. E se ci sono nonni invece di mamme, allora i nonni salutano i loro conoscenti, di solito accompagnati dai cani invece dei nipoti; situazioni, incontri per me spesso molto carini. Le strade sono piene della vita, del futuro, delle persone concrete.

Dopo quattro mesi, passando per le stesse strade ogni giorno, sono ormai riuscito a naturalizzarmi, almeno nella nostra zona. La mia capacità di orientamento si è sposata con queste “mie” strade. Molto presto ho capito anche l’altro vantaggio di questo matrimonio curioso. Una famiglia di lingua inglese nell’ora tarda, un gruppo dei ragazzi dall’Asia con la mappa in mano, un’anziana, persino un autista… “Signore, per favore, mi può dire, come arrivare… dov' è…” Le strade mi aiutano ad aiutare.

Ho quasi dimenticato quel bar. In Via dei Coronari ci sono diversi bar. Sin dai primi giorni mi sorprese soprattutto uno di questi. Da non poca distanza si sentiva parlare tanta gente. Non capivo. Avvicinandomi in modo disinteressato il bar mi ha svelato il suo fascino. Riguardo allo spazio non è grande, anzi, secondo me, troppo piccolo. Diversi tavoli stanno anche sulla stradina. Caffè e cornetto. E, a volte, qualche giornale. Che bellezza! Quanta gente s' incontra, si rallegra, perde un paio di minuti per questo rituale quotidiano. Davvero mi è piaciuto. Anzi. Questo rituale ha cambiato la mia percezione dell’ambiente: una volta passato per quella strada sabato mattina, il “fascino” del bar mi mancava. Le strade svelano la vita quotidiana.

La vita che continua nonostante le piogge alzanti il livello del Tevere, nonostante gli scioperi trasformanti la città in un caos curiosamente interessante, nonostante le folle dei turisti e dei pellegrini… La vita sulle strade di Roma continua. Continua sulle strade, dove ognuno può trovare il propio posto, a secondo del gusto. Tale è per me l’antico rione Trastevere. Non ci vado spesso. Solo nei momenti speciali, per preservare nella mia anima quell’immagine romantica e tipicamente romana. Così le strade mi aiutano a trovare i posti per il riposo spirituale.

“Ciao, suor Anna, cosa fai qua?” saluto cordialmente all’angolo di una “mia” strada una compagna dall’Università. “Ciao, padre, io abito qua vicino, e aspetto un nostro prete.” Che bello incontrarsi sulle strade! Le strade ci avvicinano. Le strade sono fatte proprio per avvicinarsi.

Chissà, su quale strada ci avvicineremo?


P.S. Ringrazio a Tiziana per le correzioni della grammatica italiana.

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